estratti dall’intervista di Alessandro Catto a Piero Mozzi “L’Occidente torni ad essere essenziale” del 17 febbraio 2017
(…) 2) Quale soluzione propone a questa deriva della società occidentale?
Bisogna tornare a guardare al futuro e ai giovani. Il futuro ce l’hanno in mano i popoli giovani, che si riproducono molto. Sono popoli che spesso vivono in condizioni precarie e con una altissima mortalità infantile, ma che producono figli forti, dotati di una età media molto giovane, popoli che davanti a sé vedono un futuro che parla ancora di presenza, non di scomparsa. Bisogna capovolgere l’occhio, bisogna vedere la salute dei giovani non dei vecchi, invece la longevità viene oggi messa al primo posto, arrivando alla situazione che viviamo oggi in Italia, dove vi è una stragrande presenza di anziani e una natalità pari a zero, con pochissimi giovani. In pace ed abbondanza, senza situazioni critiche come quelle belliche paradossalmente non si mette al mondo nessuno. (…)
3) Quali sono le cause profonde di questa infertilità vissuta in Italia, in Europa e generalmente nel mondo occidentale?
Le cause sono la mancanza dell’istinto di riproduzione e l’infertilità delle donne, dovuta soprattutto ad una alimentazione scorretta. Si promuove un fertility day che non parla delle cause fisiche principali dell’infertilità, come il consumo di latte e derivati, con delle gravidanze fatte in età spesso troppo avanzate. Poi vi è anche un grande problema culturale, un problema storico e ciclico già vissuto anche al tempo dell’impero romano. La classe dirigente romana nei primi secoli di splendore indirizzava i propri figli verso il comando, l’arte militare, verso una vita essenziale. (…)
4) Bisogna quindi riscoprire il valore dell’essenzialità?
Certo, l’essenzialità nella vita è fondamentale. Un popolo essenziale avrà sempre un futuro. L’Occidente si è sviluppato, arrivando al culmine della sua forza, ora sta vivendo un declino e dietro di lui vi sono popoli più forti ed essenziali, che premono alle porte. È scritto nella storia e nel nostro presente, i popoli essenziali sanno affrontare difficoltà incredibili, hanno un coraggio incredibile. (…)
(…) Serve un ritorno all’essenzialità che non significa privazione o arretratezza, ma il ritorno ad una cultura semplice, frugale, essenziale, pratica, basata sulle fondamenta della natura umana. Non serve creare superuomini, superanziani, vetusti centenari attaccati ad un respiratore, ma giovani capaci, svelti, lucidi e in salute. Serve implementare un progresso vero, che miri a far star bene l’uomo e a preservare la salute della società in cui vive, non un consumatore assuefatto da bisogni indotti e da false mete. Va quanto prima ribaltata questa logica distruttiva, o per l’Europa le porte del declino totale si spalancheranno sempre più velocemente.