La Giustizia

Di seguito pubblico la voce Giustizia dal Dizionario di Politica, UTET, 2004 di Gianfranco Pasquino, Norberto Bobbio e Nicola Matteucci.

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I. UN CONCETTO NORMATIVO. La giustizia è un fine sociale, come l’uguaglianza o la libertà o la democrazia o il benessere. Ma vi è una differenza importante tra il concetto di giustizia e gli altri appena citati. “Uguaglianza”, “libertà”, ecc., sono termini descrittivi. Sebbene astratti e teorici, essi possono essere definiti in modo tale da rendere le affermazioni in cui compaiono verificabili, in genere, mediante riferimento all’evidenza empirica; per es., “questa legge fiscale è egalitaria”, “la libertà di parola prevale in questa società”. È vero che questi termini hanno acquisito, almeno attualmente, connotati elogiativi e che quindi le suddette affermazioni tendono a denotare la desiderabilità dello stato di cose che descrivono. Non necessariamente, tuttavia, questo è vero. Non è incoerente dire che è ineligalitario il pagamento di salari più elevati a personale specializzato, per quanto possa essere auspicabile, o che si dovrebbe ridurre la libertà di parola per il bene della sicurezza nazionale. La giustizia, d’altro canto, è un concetto normativo, ed espressioni quali: “Questa azione o questa norma o questa istituzione è giusta” oppure “è giusto istituire leggi fiscali egalitarie” rappresentano giudizi normativi, e non affermazioni descrittive. Non dovremmo farci fuorviare da una espressione platonica quale “stiamo cercando la giustizia, che è bene più prezioso di molti pezzi d’oro” (Platone, La Repubblica, I, 336). La giustizia non è una “cosa”, e tanto meno cosa visibile (neppure nel senso platonico). Si dovrebbe, per maggiore chiarezza, evitare il sostantivo e usare l’aggettivo. “X è giusto” è così più simile a “X ha ragione” che a “X è egalitario”. Un razzista e il suo rivale non possono che essere d’accordo sul fatto che la discriminazione razziale è in verità inegalitaria; ma è probabile che si trovino in disaccordo sul giudicare giusta o ingiusta questa pratica, e il loro disaccordo sul giudicare giusta o ingiusta questa pratica, e il loro disaccordo poggia su un atteggiamento morale, non su una prova empirica.

II. DEFINIZIONE. Se la giustizia è un concetto normativo, sorge ora il problema della possibilità di definirla in termini descrittivi. La giustizia è stata equiparata alla legalità, all’imparzialità, all’egalitarismo, alla retribuzione dell’individuo secondo il suo grado, la sua abilità, o il suo bisogno, etc. Ora, se queste definizioni fossero accettabili, si potrebbe partire da premesse fattuali per giungere a conclusioni normative. Per es., se “giusto” ha lo stesso significato di “uguale”, allora su una data norma è egalitaria, ne conseguirebbe logicamente che è anche giusta. Logicamente sarebbe quindi incoerente per chiunque considerare ingiusta qualsiasi norma egalitaria e ingiusta qualsiasi norma non egalitaria. Evidentemente, queste definizioni non sono accettabili. Evidentemente, non possiamo andare dall'”essere” al “dover essere”, dai fatti ai valori. Tutte le definizioni di giustizia presentate qui risultano non essere affatto delle definizioni, in genere con lo scopo di un’efficacia retorica. Dobbiamo quindi interpretare affermazioni quali “la giustizia significa egalitarismo” non come una definizione del concetto di giustizia, bensì come espressione del principio normativo che le norme egalitarie di distribuzione sono giuste, e quelle non egalitarie ingiuste, da cui deriverebbe che solo le norme del primo tipo dovrebbero essere approvate e applicate. La cosa migliore è considerare la giustizia come nozione etica fondamentale e non definita.

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