Dell’amore del prossimo

Di seguito riporto il paragrafo Dell’amore del prossimo di Friedrich Nietzsche tratto da Così parlò Zarathustra, ed. Newton Compton.

#stefanobosso ph. 2014


Vi affollate intorno al prossimo e avete belle parole per questo. Ma io vi dico: il vostro amore del prossimo è il vostro cattivo amore per voi stessi.

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Sfuggite a voi stessi cercando il prossimo e vorreste farvene una virtù: ma io leggo nel vostro «altruismo».

Il tu è più vecchio dell’io: il tu è stato santificato, l’io non ancora: così l’uomo si spinge verso il prossimo.

Vi esorto io l’amore del prossimo? Vi esorto piuttosto alla fuga del prossimo e all’amore del lontano!

Più in alto dell’amore per il prossimo sta l’amore per il lontano e il futuro; più alto dell’amore per l’uomo è per me l’amore per le cose e per i fantasmi.

Questo fantasma, che corre davanti a te, fratello, è più bello di te: perché non gli dai la tua carne e le tue ossa? Ma tu hai paura e corri dal tuo prossimo.

Non resistete a voi stessi e non vi amate abbastanza: ora volete sedurre il prossimo all’amore e indorarvi col suo errore.

Preferirei che non resisteste a prossimi d’ogni sorta e ai loro vicini: così dovreste trarre il vostro amico e il suo cuore traboccante da voi stessi.

Voi invitate un testimone, quando volete parlar bene di voi; e quando l’avete sedotto a parlar bene di voi, pensate voi stessi bene di voi. 

Non mente soltanto chi parla contro ciò che sa, ma soprattutto chi parla contro quello che non sa. E così voi parlate di voi  nelle vostre relazioni e ingannate con voi stessi il vicino.

Così parla il buffone «il contatto con le persone rovina il carattere, specialmente quando non se ne ha uno».

Uno va dal prossimo, perché cerca sé stesso, un altro, perché vorrebbe perdere sé stesso. Il vostro cattivo amore fa per voi stessi fa della vostra solitudine una prigione. 

Sono i lontani che pagano il vostro amore per il prossimo; e già quando siete radunati in cinque, c’è un sesto che deve morire.

Nemmeno le vostre feste amo: vi incontrai troppi commedianti ed anche gli spettatori spesso si atteggiavano come commedianti.

Non vi insegno il prossimo, ma l’amico. L’amico sia per voi la festa della terra e il presentimento del superuomo.

Vi insegno l’amico e il suo cuore colmo. Ma si deve saper essere una spugna, se si vuol esser amati da cuori colmi.

Vi insegno l’amico in cui si trova, già pronto, il mondo, una coppa di bene, – l’amico creatore, che ha ognora un mondo pronto da donare.

E il mondo, come gli si svolse davanti, così si riavvolge davanti a lui ad anelli, come lo scaturire del bene dal male, come lo scaturire dei fini dal caso fortuito.

Il futuro e il lontano sia per te la causa dell’oggi: nel tuo amico devi amare il superuomo come la tua causa.

Fratelli miei, non vi esorto all’amore del prossimo: vi esorto all’amore del lontano.

Così parlò Zarathustra.