Di seguito la parte finale del libro di Ivan Illich Descolarizzare la società del 1972.
Si ritiene di solito che Prometeo significhi “il preveggente” o anche “colui che fa avanzare la stella polare”. Egli sottrasse abilmente agli dèi il monopolio de fuoco, insegnò agli uomini a servirsene per forgiare il ferro, divenne il dio dei tecnologici e finì legato a ferree catene.
La Pizia di Delfi è stata ora sostituita da un computer che troneggia sui pannelli e perfora schede. Gli esametri dell’oracolo hanno lasciato il posto a istruzioni in codici di sedici bit. L’uomo timoniere ha ceduto la barra alla macchina cibernetica. Sta per comparire la macchina definita che guiderà i nostri destini. I bambini fantasticano di volare con le loro astronavi lontano da una terra al crepuscolo.
Dalla prospettiva dell’uomo giunto sulla Luna, Prometeo potrebbe riconoscere nell’azzurra e splendente Gaia il pianeta della speranza e l’arca dell’umanità. Una nuova consapevolezza dei limiti della Terra e una nuova nostalgia possono oggi aprire gli occhi agli uomini e portarli a condividere la scelta di Epimeteo che sposando Pandora sposò la Terra.
A questo punto il mito greco diventa una profezia carica di speranze perché ci dice che il figlio di Prometeo era Deucalione, il timoniere dell’arca che, come Noè, resistette al diluvio e diventò padre di una nuova umanità, che egli fece con la terra unitamente a Pirra, figlia di Epimeteo e di Pandora. Incominciamo così a capire che in realtà il pythos che Pandora ricevette dagli dèi è il contrario di una scatola: è il nostro vascello, la nostra arca.
Abbiamo ora bisogno di un nome per chi crede più nella speranza che nelle aspettative. Abbiamo bisogno di un nome per chi ama più ama la gente dei prodotti, per chi crede che
Non ci sono uomini poco interessanti.
Sono i loro destini storie di pianeti.
Tutto, nel singolo destino, è singolare,
e non c’è un altro pianeta che gli somigli.
Abbiamo bisogno di un nome per chi ama la terra sulla quale tutti possono incontrarsi.
Ma se qualcuno è vissuto inosservato
E di questo s’è fatto un amico –
– Tra gli uomini è stato interessante –
Anche col suo passare inosservato.
Abbiamo bisogno di un nome anche per chi collabora con il proprio fratello prometeico ad accendere il fuoco e a foggiare il ferro, ma lo fa per accrescere la propria capacità di assistere, curare e aiutare gli altri, sapendo che
Ognuno
Ha un mondo misterioso
Tutto suo
E in esso c’è l’attimo più bello
E l’ora più angosciosa,
solo che noi non ne sappiamo niente.*
Propongo che questi fratelli e sorelle pieni di speranza vengano chiamati uomini epimeteici.
* [Le tre citazioni sono tratte dalla poesia “Uomini” di Evgenij Evtusenko]