Oggi si celebra il centenario del “Volo su Vienna” di Gabriele D’Annunzio.
Uno dei migliori italiani di sempre, il Vate ha saputo utilizzare con maestria tutti i possibili “dispositivi” per lasciare il segno su questa terra e per rinviare il più possibile quel “momento in cui sarà il tempo a logorarsi e ad estinguersi in un cielo vuoto, quando l’ultimo supporto della memoria del vivere si sarà degradato in una vampa di calore, o avrà cristallizzato i suoi atomi nel gelo d’un ordine immobile” (Italo Calvino, Palomar, 1983).
Senza il seme, le idee e i pensieri, le parole e le azione del Vate molti di noi probabilmente non ci sarebbero stati.
Di seguito, l’estratto sui “dispositivi” di Calvino dal libro “Palomar”.
Certo si può anche puntare sui dispositivi che assicurano la sopravvivenza almeno d’una parte di sé nella posterità, classificabili soprattutto in due categorie: il dispositivo biologico, che permette di tramandare alla discendenza quella parte di sé stessi che si chiama patrimonio genetico, e il dispositivo storico, che permette di tramandare nella memoria e nel linguaggio di chi continua a vivere quel tanto o quel poco d’esperienza che anche l’uomo più sprovveduto raccoglie e accumula. Questi dispositivi possono anche essere visti come uno solo presupponendo il susseguirsi delle generazioni come le fasi della vita d’una singola persona che continua per secoli e millenni; ma così non si fa che rinviare il problema, dalla propria morte individuale all’estinzione del genere umano, per tardi che questa possa succedere.