Quanto “contano” i giovani? La scarsità numerica e la “sindrome del ritardo”

Di seguito una profetica analisi di Massimo Livi Bacci “Quanto contano i giovani?” in un ottimo ed ancora attuale libro del 1999 La generazione invisibile, inchiesta sui giovani del nostro tempo, a cura di Ilvo Diamanti.

Quanto è cambiata la situazione dei giovani rispetto alla fine degli anni ’90? Poco o nulla sembra rileggendo questo contributo di allora.

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Quanto “contano” i giovani? di Massimo Livi Bacci

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C’era una volta il giovane. Tutti sapevano chi era: finiti gli studi, l’apprendistato o il “garzonato”, a seconda dello stato sociale e del censo della famiglia era richiamato alle armi – un passaggio obbligato per la vita adulta. Terminato il servizio militare, l’aspettava un lavoro stabile, nei campi, nelle fabbriche o negli uffici; il matrimonio; l’attesa dei figli. Nel tempo breve di una manciata di anni si consumava il tragitto dall’adolescenza all’età adulta. Per la giovane, la transizione era ancora più rapida.

I giovani erano questi, o, per lo meno, per definirli si sarebbe ricorso ad un modello del genere. Non occorre risalire tanto addietro nel tempo per ritrovare un analogo paradigma; ancora nelle generazioni nate nell’ultimo dopoguerra, che oggi stanno strenuamente difendendo le ultime tracce di gioventù, i passaggi cruciali alla vita adulta avvenivano nel giro di poco tempo: uscita dalla casa dei genitori, lavoro, matrimonio, nascita di un figlio. I giovani erano tanti: negli anni Cinquanta arrivavano annualmente alla maggiore età in 800 mila circa ma nello stato di gioventù restavano. mediamente, assai poco.

La definizione di “giovane” – o il modello che se ne ha è oggi molto più confusa. Essa abbraccia una fascia di età molto più estesa, che inizia con l’adolescenza e comprende buona parte del quarto decennio di vita quando si completa, dopo un processo lento e faticoso. l’acquisizione dell’autonomia. In questa fascia convive chi è da poco uscito dall’infanzia e chi porta nel fisico gli inequivocabili segni della maturità. L’acquisizione dell’autonomia e dell’indipendenza che porta all’età adulta avviene nell’arco di un ventennio.

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