Lo scandalo del futuro

Di seguito pubblico alcuni estratti dell’introduzione del bellissimo libro di Ferdinando G. Menga Lo scandalo del futuro – Per una giustizia intergenerazionale (2016).

UN NERVO ANCORA SCOPERTO PER LA RIFLESSIONE ETICA CONTEMPORANEA

“Tutti gli uomini sono pronti a riconoscere una morale rigorosa quando non si tratta di applicarla” (Simone Weil, Lezioni di filosofia)

 

copertina di Lo scandalo del futuroLa questione riguardante la responsabilità nei confronti delle generazioni future si presenta ormai come compito improcrastinabile in ogni ambito della vita pubblica: dai dibattiti scientifico-disciplinari al settore dei media fino alle odierne agende politico-istituzionali nazionali e di governance internazionale. La crescente preoccupazione per temi quali il riscaldamento globale e il cambiamento climatico, l’esigenza di uno sviluppo sostenibile, ma anche la protezione del comune patrimonio genetico e culturale, ruota costantemente attorno alla medesima domanda:come lasciare in eredità una vita degna d’essere vissuta tanto ai nostri successori, quanto agli abitanti del pianeta di un futuro lontano

Per quanto però la percezione di un tale richiamo alla responsabilità pssa mostrare un carattere esteso, diffuso e addirittura urgente a livello socio-politico, a livello teorico, la questione concernente la sua stessa giustificabilità o fondatezza permane tutt’oggi un tema ancora irrisolto. Non appena si a indagare, infatti, la situazione del dibattito in corso, ci si imbatte immancabilmente nella pietra d’inciampo – nello skandalon vero e proprio – di un’inconciliabile divergenza di fondo che palesa una tensione dal carattere squisitamente teorico assai rilevante: quella tra le posizioni a chiaro sostegno di una responsabilità intergenerazionale e quelle che, invece, teorizzano l’assenza (o la tenuta assai ridotta) di un fondamento motivazionale davvero in grado di giustificarla.

Nel quadro di una tale divergenza e alla luce della sua elevata posta in gioco, la riflessione filosofica è, pertanto, oggi più che mai chiamata a prendere posizione e, per quanto possibile, a cercare nuove strade e prospettive al fine di illuminare in modo rinnovato gli aspetti e gli snodi fondamentali concernenti una vera e propria giusitficabilità della responsabilità verso le generazioni future. […]

Pertanto, la questione cruciale che bisognerà porsi sarà la seguente: in che termini si può sostenere in modo convincente la fondatezza morale di una responsabilità verso le generazioni future alla luce delle teorie che ne attenuano o addirittura negano la giustificabilità. […]

Il nucleo fondamentale del mio contributo si proporrà esattamente di individuare una tale impostazione alternativa in un’etica di carattere fenomenologico fondata sul primato di una responsabilità che insorge non dall’estensione del modello contrattualista centrato sul presente e sulle reciprocità dei presenti, non da calcoli utilitaristici e neppure da un’impostazione atemporale di tipo metafisico-giusnaturalista, bensì a partire da un appello da parte di un’alterità genuinamente connessa al futuro. […]

Come sottolinea l’autore nel prosieguo dell’introduzione, questo suo “contributo intende collocarsi nella posizione intermedia che separa uno studio di carattere introduttivo da un’indagine teorica vera e propria che si inserisce nel dibattito con una linea argomentativa chiara e rigorosa”, fornendo al lettore non “semplicemente un passaggio in rassegna delle maggiori teorie al riguardo”, ma orientandolo “a partire da una prospettiva ermeneutica ben precisa” e riuscendosi benissimo. Il libro infatti costituisce un ottimo punto di partenza per poi approfondire tutti i vari aspetti filosofici e teorici collegati alla giustizia intergenerazionale.


Voglio che le cariche importanti,
dove si decide per il mondo
vengano assegnate solo a donne
madri di figli.
Sarei così curioso di vedere
se all’interno delle loro decisioni
riuscirebbero a scordarsi il loro futuro.
E il tetto delle nostre aspettative,
è così basso che si potrebbe anche toccare.
La vita media di una prospettiva è una campagna elettorale.
Ambiente non è solo un’atmosfera,
una rogna nelle mani di chi resta,
e il sasso su cui poggia il nostro culo
è il padrone della festa. (…)
(Il padrone della festa di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri)