Il divario generazionale, Rapporto 2017

Ieri nell’aula magna dell’università Luiss di Roma si è tenuta la presentazione del Rapporto 2017 della Fondazione Bruno Visentini dal titolo “Il Divario Generazionale tra conflitti e solidarietà”.

Dalla presentazione del Rapporto:

Si può parlare, per i millennials, i nati alla fine del secolo scorso, di “generazione perduta”, appellativo che fu in precedenza attribuito ai loro genitori? La risposta è no, ma il rischio di una deriva è molto elevato e gli oneri per uscire dall’impasse gravano, attualmente, sui diretti interessati. Questi “crescono” in una società costruita e gestita a misura delle generazioni mature, che preclude ai giovani anche la visione, la speranza e l’aspettativa stessa di un benessere futuro: una società “dominata” dai baby boomers che hanno goduto di una confortevole gioventù e che oggi approdano a una confortevole vecchiaia da silver boomers. La questione del “divario generazionale”, così come le possibili soluzioni a essa connesse, chiamano in causa innanzitutto i principi di solidarietà (art. 2) e di uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione (art. 3): non è possibile, infatti, essere «eguali di fronte alla legge» ovvero esercitare i medesimi diritti, sia civili che sociali, se prima non vengono rimosse le condizioni di diseguaglianza che impediscono a tutti di fruirne effettivamente.
In questo quadro la ricerca ha compiuto un’analisi comparata delle principali esperienze italiane in tema di riduzione del divario generazionale, attraverso l’aggiornamento al 2030 di uno specifico Indicatore di Divario Generazionale (messo a punto nel 2015 in partnership con la FBV dal ClubdiLatina) e operando nell’ambito degli obiettivi indicati dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritta nel 2015 da tutti i paese membri dell’ONU.
Una forbice – è emerso – le cui ‘lame’ tra 2004 e stima 2030 triplicano la loro distanza. se cioè, un giovane di vent’anni nel 2004, per raggiungere l’indipendenza, doveva scavalcare un ‘muro’ di un metro, nel 2030 quel muro sarà alto 3 metri e dunque invalicabile. e, lo stesso giovane, se nel 2004 aveva impiegato 10 anni per costruirsi una vita autonoma, nel 2020 ne impiegherà 18, e nel 2030 addirittura 28: diventerebbe, in sostanza, “grande” a cinquant’anni.

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