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Cosa intendo per GIG, giustizia intergenerazionale?

Il concetto di generazione è in questo blog inteso come un insieme di individui nati in un determinato tempo e legati da un vissuto comune di esperienze, fatti, riti, miti e linguaggi che ne hanno plasmato l’identità.

Approssimativamente, oggi nella cultura occidentale le diverse generazioni viventi si distinguono in: G.I. generation (1901-1924), Silent generation (1925-1945), Baby boomers (1946-1964), X generation (1965-1979), Y generation o Millennials (1980-1995), Z generation (1996-2010).

Le origine del concetto di giustizia intergenerazionale si possono far risalire agli inizi degli anni ’70 grazie al Club di Roma che per primo ha tracciato la via per una teoria sul rispetto dei limiti della natura e anche grazie a diversi studiosi, tra cui l’economista James Tobin che scrisse: “Gli amministratori fiduciari delle istituzioni sono i custodi del futuro contro le pretese del presente. Il loro compito nel gestire il patrimonio ereditato è quello di preservare l’equità tra le generazioni”.
La giustizia intergenerazionale ha una natura multidisciplinare e si avvale del supporto della filosofia, della storia, della giurisprudenza, dell’economia, delle scienze sociali e della demografia. Si può collocare nel più ampio tema della giustizia sociale che mira a garantire uguali diritti, opportunità e benessere a tutti gli esseri umani (senza che vi siano differenze dovute a genere, razza, luogo di nascita, status, religione, sessualità, etc.), a cui aggiunge l’elemento del tempo.
L’assunto di base è che l’appartenenza ad una generazione piuttosto che a un altra non dovrebbe portare alcun tipo di svantaggio, ma anzi ad un miglioramento e evoluzione continua nel tempo.
Che cosa e come, le generazioni di oggi dovrebbero lasciare in termini di condizioni ambientali, sociali, economiche e culturali a quelle future? Queste alcune delle domande fondamentali a cui cerca di rispondere la giustizia intergenerazionale.